È ancora troppo presto per lasciarsi tutto alle spalle anche se la tentazione è forte.
Abbiamo tutti voglia di tornare a vivere, voglia di dimenticare il dramma dei mesi passati, i morti, il lockdown, le giornate lugubremente scadenzate dai bollettini della protezione civile, le mille trasmissioni che si susseguivano ossessivamente su qualsiasi canale televisivo sui danni della pandemia. Siamo stati esasperati dalle quarantene chiusi in casa, abbiamo provato angoscia per l’assordante rumore delle sirene nel cupo silenzio delle città, abbiamo sperimentato gli effetti del clima di solitudine e tristezza collettiva del Paese, ma non è ancora giunto il momento per voltare completamente pagina. Il virus circola ancora, non se ne è andato, purtroppo è ancora tra noi. Grazie alle misure di distanziamento sociale si è registrato un importantissimo risultato nella minor diffusione di nuovi casi, mentre per ragioni ancora poco chiare chi lo contrae oggi sviluppa la malattia in una forma meno grave e quasi nessuno richiede il ricovero in ospedale. Non è per merito delle cure mediche che le cose vanno così, a tutt’oggi non abbiamo terapie specifiche per combattere il SARS-CoV 2. Si svuotano le corsie degli ospedali, ci sono meno ricoveri nelle terapie intensive e meno pazienti arrivano nei pronto soccorso, ma le ragioni della minor aggressività virale non sono affatto chiare, così come non è mai stato evidente perché il virus causi forme molto lievi o addirittura asintomatiche in alcuni e in altri polmoniti gravissime. L’età e la presenza di alcune condizioni di malattia, come il diabete, comportano rischi molto maggiori ma questo non spiega tutto, altri fattori sono al vaglio della scienza. I dati dei tamponi ci dicono chiaramente che il virus continua a circolare, e in futuro potrebbe tornare a essere aggressivo come prima e come tuttora continua a esserlo in altri Continenti. Così come non conosciamo le cause della sua attuale minor nocività, non possiamo escludere che un domani torni a seminare lutti. È per questo che non è ancora il momento di dimenticare le mascherine e le altre misure preventive che abbiamo imparato a usare. Prolungando il nostro sforzo possiamo ridurre ulteriormente i casi di trasmissione del virus, circoscriverlo o forse con un po’ di fortuna addirittura farlo scomparire dalle nostre latitudini. La riapertura delle scuole a settembre sarà un momento delicato al quale dobbiamo arrivare con quante più sicurezze possibili e spetta ai cittadini continuare a vestire quel senso di responsabilità che ha determinato i risultati che ci hanno permesso di uscire dall’orribile tunnel del lockdown.
[Il commento - Corriere della Sera (Nazionale) - spalla Primo piano l’emergenza sanitaria - pag. 8]
Abbiamo tutti voglia di tornare a vivere, voglia di dimenticare il dramma dei mesi passati, i morti, il lockdown, le giornate lugubremente scadenzate dai bollettini della protezione civile, le mille trasmissioni che si susseguivano ossessivamente su qualsiasi canale televisivo sui danni della pandemia. Siamo stati esasperati dalle quarantene chiusi in casa, abbiamo provato angoscia per l’assordante rumore delle sirene nel cupo silenzio delle città, abbiamo sperimentato gli effetti del clima di solitudine e tristezza collettiva del Paese, ma non è ancora giunto il momento per voltare completamente pagina. Il virus circola ancora, non se ne è andato, purtroppo è ancora tra noi. Grazie alle misure di distanziamento sociale si è registrato un importantissimo risultato nella minor diffusione di nuovi casi, mentre per ragioni ancora poco chiare chi lo contrae oggi sviluppa la malattia in una forma meno grave e quasi nessuno richiede il ricovero in ospedale. Non è per merito delle cure mediche che le cose vanno così, a tutt’oggi non abbiamo terapie specifiche per combattere il SARS-CoV 2. Si svuotano le corsie degli ospedali, ci sono meno ricoveri nelle terapie intensive e meno pazienti arrivano nei pronto soccorso, ma le ragioni della minor aggressività virale non sono affatto chiare, così come non è mai stato evidente perché il virus causi forme molto lievi o addirittura asintomatiche in alcuni e in altri polmoniti gravissime. L’età e la presenza di alcune condizioni di malattia, come il diabete, comportano rischi molto maggiori ma questo non spiega tutto, altri fattori sono al vaglio della scienza. I dati dei tamponi ci dicono chiaramente che il virus continua a circolare, e in futuro potrebbe tornare a essere aggressivo come prima e come tuttora continua a esserlo in altri Continenti. Così come non conosciamo le cause della sua attuale minor nocività, non possiamo escludere che un domani torni a seminare lutti. È per questo che non è ancora il momento di dimenticare le mascherine e le altre misure preventive che abbiamo imparato a usare. Prolungando il nostro sforzo possiamo ridurre ulteriormente i casi di trasmissione del virus, circoscriverlo o forse con un po’ di fortuna addirittura farlo scomparire dalle nostre latitudini. La riapertura delle scuole a settembre sarà un momento delicato al quale dobbiamo arrivare con quante più sicurezze possibili e spetta ai cittadini continuare a vestire quel senso di responsabilità che ha determinato i risultati che ci hanno permesso di uscire dall’orribile tunnel del lockdown.
[Il commento - Corriere della Sera (Nazionale) - spalla Primo piano l’emergenza sanitaria - pag. 8]