Molte città italiane, è noto, ogni anno (specie d’inverno) sono alle prese con gli alti livelli di inquinamento dell’aria. Un problema che non cessa di affliggere alcuni centri urbani in tutte le stagioni e che riguarda specialmente i comuni situati nella zona della pianura Padana. Gli studi più qualificati e recenti effettuati in Italia dal dipartimento di epidemiologia del servizio sanitario della Regione Lazio, usciti a giugno 2015, parlano per il nostro Paese di 30 mila morti premature nel 2005 e 21 mila nel 2010 per malattie cardiovascolari e respiratorie dovute all’inquinamento. In questo contesto chi vive in zone soggette a livelli elevati di smog si chiede se fare sport aerobici all’aria aperta, come andare in bici o correre, sia salutare o meno. In altre parole se i benefici dell’attività fisica non siano vanificati, in questo caso, dal praticarlo in queste condizioni ambientali.
Ricerca inglese promuove lo sport sempre e ovunque
Un recente studio dell’università di Cambridge pubblicato sulla rivistaPreventive Medicineha cercato di rispondere a questa domanda e ha trovato che nella maggior parte delle città del mondo, i benefici in termini di salute di una camminata o pedalata all’aperto superano gli effetti dannosi dell’aria inquinata. I ricercatori ci sono arrivati facendo delle simulazioni al computer, con cui hanno messo a confronto i dati di diversi tipi di attività fisica con i livelli di inquinamento dell’aria in vari posti del mondo. Hanno così visto che con la concentrazione media di inquinamento di un’area urbana, il punto critico - quando cioè i rischi iniziano a superare i benefici - si raggiunge dopo sette ore di bicicletta o 16 ore di camminata al giorno, molto oltre quello che la maggior parte delle persone riesce a fare. «Persino a Delhi, una delle città più inquinate del mondo, 10 volte più di Londra - spiega Marko Tainio, coordinatore dello studio - le persone dovrebbero andare in bicicletta per oltre cinque ore alla settimana prima che di avere rischi per la salute dall’inquinamento».
L’esperto frena: «Contraddice tutti gli studi su persone reali»
Un risultato confortante da un certo punto di vista, che però «è smentito da tutti gli studi che sono stati finora condotti sulla popolazione reale», dice il professor Sergio Harari, Direttore dell’Unità di Pneumologia dell’ospedale San Giuseppe di Milano, che ci spiega: «Hanno fatto un calcolo computerizzato molto sofisticato incrociando quelli che potevano essere i benefici con i dati di esposizione e di effetti negativi, ma questo - ripeto - è smentito da tutta una serie di studi molto importanti che abbiamo su pazienti, soggetti veri in carne e ossa, non studiati al computer». «Durante lo sforzo fisico - prosegue il professor Harari - aumentano l’attività ventilatoria e quindi la quantità di aria che tu scambi. Pertanto aumento anche l’esposizione agli inquinanti».
Scegliere le zone verdi, i periodi dell’anno e gli orari giusti
Come dobbiamo comportarci allora se vogliamo fare sport in città particolarmente inquinate? «Una cosa è fare attività fisica a Milano in corso Buenos Aires o, come è stato documentato da un importante studio inglese, in Oxford Street a Londra piuttosto che al Parco Sempione o in Hyde Park. Un’attività fisica intensa in un luogo molto inquinato espone a reazioni del nostro organismo, particolarmente se si appartiene a una categoria vulnerabile come pazienti con cardiopatie ischemiche o asmatici».
Il professor Harari sottolinea che lo sport è praticabile usando un po’ di accortezza e buon senso: «Si può fare privilegiando zone verdi e non le circonvallazioni o le strade molto trafficate e facendo attenzione alle giornate con dei picchi molto alti di inquinamento e agli orari in cui questi sono al massimo».
Fonte: Corriere della Sera _ Corriere.it 10 maggio 2016