In questi giorni si parla molto di cambiamenti climatici (ieri si è conclusa la conferenza di Glasgow) e proprio in queste settimane l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato le nuove linee guida sull’inquinamento. In effetti qualità dell’aria e cambiamenti climatici sono strettamente legati, alcuni agenti atmosferici nocivi-in particolare il black carbon (un componente del Pm) e l'ozono troposferico (a livello del suolo)- sono anche inquinanti climatici di breve durata, con effetti sia sanitari che sul riscaldamento a breve termine del pianeta. Persistono nell'atmosfera per giorni o settimane e la loro riduzione si traduce in effetti positivi sia sulla salute collettiva che sul clima.
Dopo oltre 15 anni dalle precedenti linee guida e sulla scorta di una messe di lavori scientifici sviluppati recentemente, l’OMS indica ai governi dei suoi stati membri i livelli di protezione che dovrebbero mettere al riparo la popolazione da effetti nocivi sulla salute. L’inquinamento determina infatti in un aumento delle malattie non trasmissibili respiratorie e cardiovascolari, già in costante crescita nelle nazioni a economie avanzate per l’invecchiamento della popolazione, malattie infettive respiratorie, nascite pretermine e mortalità neonatale in particolare nei paesi in via di sviluppo.
L’aggiornamento prevede una riduzione dei valori soglia per alcuni inquinanti: la media annuale del Pm 2.5 passa da 10 a 5 µg/m3, quella del Pm10 da 20 a 15 µg/m3, mentre per il biossido di azoto scende drasticamente da 40 a 10 µg/m3, e per il monossido di carbonio viene indicato il limite giornaliero di 4 µg/m3. Alcuni di questi, e particolarmente il biossido di azoto, sono tipici inquinanti causati dal traffico veicolare. È bene poi ricordare che nel 2013 l'inquinamento dell'aria esterna e il particolato sono stati classificati come cancerogeni dall'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro. L’OMS sottolinea come la gran parte dei dati scientifici disponibili sui quali si basa il documento abbia analizzato l’effetto degli inquinanti presi singolarmente, mentre mancano studi, anche per le difficoltà a svilupparli, sulla loro azione combinata che spesso ne potenzia le conseguenze negative. A ciò si aggiunga come concentrazioni un tempo considerate innocue in realtà siano, alla luce delle ricerche più recenti, ben lungi dall’esserlo, da qui discende la riduzione dei valori soglia indicati.
Se da un lato in questi anni la qualità dell’aria è migliorata nella maggior parte dei paesi industrializzati, Italia compresa, purtroppo è avvenuto esattamente il contrario nelle aree più povere del mondo, dove ad esempio l’utilizzo di combustili fossili ha visto una importante crescita dovuta all’urbanizzazione e agli sviluppi economici. La pandemia di Covid19 ci ha insegnato come molti fenomeni siano strettamente legati: inquinamento atmosferico, salute globale, cambiamenti climatici e le loro ripercussioni sull’economia mondiale sono facce diverse di un unico problema che non può più essere rinviato.
Corriere della Sera