Lo sviluppo di una chiara strategia di mappaggio della popolazione generale è assolutamente indispensabile per la riapertura delle attività produttive

07 Aprile 2020

La fine del tunnel è purtroppo ancora lontana, è bene saperlo, ma da qualche giorno finalmente si comincia a intravedere una luce che ci fa ben sperare e ci permette di cominciare a pensare al futuro del nostro Paese dopo Covid-19. Rendere compatibile il ritorno alla normalità con i pericoli legati alla persistenza del virus nella nostra comunità, come ha recentemente sottolineato il ministro della Salute Roberto Speranza, non sarà per nulla semplice. Nessuno vorrà tornare al lavoro
e alle consuete attività quotidiane, se non in tranquillità. Questo è e sarà il problema centrale da affrontare nelle prossime settimane dal quale dipenderà la ripresa economica e sociale, nazionale e internazionale (qui la mappa dei contagi nel mondo).
 
Le urgenze
La prima priorità sarà mettere in sicurezza il personale sanitario, sia per potere continuare a garantire l’assistenza ai malati (purtroppo non si può escludere una fiammata di ritorno del virus), sia per evitare che medici e infermieri possano diventare vettore di contagio per la popolazione generale, visto l’alto tasso di infezione che purtroppo hanno registrato. Fra poco diventerà urgente affrontare i bisogni di salute sinora rinviati di tutti quei malati non affetti da Covid-19 che però sono portatori di malattie croniche o di altra natura e che hanno importanti necessità di assistenza. Anche per questo bisognerà essere certi che chi li prenderà in cura non rischi di contagiarli. Lo sviluppo di una chiara strategia di mappaggio della popolazione generale è assolutamente indispensabile per la riapertura delle attività produttive.
 
Test e app
A oggi l’unica ipotesi per fare questo che sembrerebbe percorribile sono i test anticorpali su siero. I punti da chiarire per poterne implementare l’utilizzo su vasta scala sono però ancora molti: non tutti i kit sono di uguale qualità e riproducibilità, l’affidabilità dei risultati non è ancora ottimale, ma, soprattutto, non sappiamo in quanto tempo si sviluppa la risposta anticorpale tipica di chi è ormai completamente guarito dall’infezione e se gli anticorpi sono «neutralizzanti», ovvero se si legano ad alcuni bersagli del virus rendendolo davvero innocuo, cosa purtroppo non scontata. Tuttavia a questi punti interrogativi si può rispondere in tempi ancora ragionevoli con seri studi scientifici, purché avviati tempestivamente, magari sinergizzando le forze di più regioni. Il rischio di una ripresa incerta con possibili effetti boomerang e riaccensioni di focolai, esponendo così al contagio la popolazione ancora Covid-19 negativa, va assolutamente scongiurato e per farlo bisogna valutare seriamente tutte le strade disponibili. Altra possibilità interessante sono quelle app che possono completare il monitoraggio della popolazione, con i suoi spostamenti e i suoi contatti. Il modello ospedale-centrico che ha guidato la difesa dal virus della prima ora deve spostarsi verso il territorio mettendo insieme sorveglianza epidemiologica, medicina generale, nuove tecnologie e ricerca clinica, solo così si potrà riavviare il motore economico e sociale del Paese.