Vaccinare contro il SARS-CoV-2 il più possibile rimane l’unica strada per potere uscire dalla pandemia, se non percorsa in modo capillare e completo il virus continuerà a circolare in modo importante sviluppando pericolose varianti.
Non è facile scrivere di vaccini nei giorni in cui piangiamo la scomparsa di una ragazza diciottenne deceduta a causa di un effetto collaterale del vaccino AstraZeneca. È bene però fare alcune considerazioni che avremmo voluto condividere lontano da momenti così tragici.
Accettare di avere una fetta significativa della popolazione adulta non vaccinata per rifiuto all’immunizzazione, che le stime valutano attorno al 17% degli italiani ovvero circa 10 milioni, significa spalancare una porta al virus e offrirgli una nuova possibilità di continuare a replicarsi, infettare, uccidere, consentendo il mantenimento della circolazione virale. Più saremo in grado di ridurre le sue possibilità di attecchire tra di noi, maggiori saranno le probabilità di circoscrivere i focolai epidemici.
Teniamo poi conto che tra i vaccinati sono presenti anche soggetti fragili nei quali le vaccinazioni sono meno efficaci (trapiantati d’organo, immunodepressi, malati di tumore) e questi, se contagiati, possono sviluppare forme pericolose di Covid-19.
Solo tutti assieme, con un grande sforzo di generosità, altruismo e solidarietà sociale potremo uscire definitivamente dalla pandemia. Per questo è bene cominciare a discutere della necessità di un obbligo vaccinale per tutta la popolazione adulta, almeno fino a quando non avremo vaccini disponibili anche per la fascia pediatrica.
Nessun atto medico è scevro da possibili effetti collaterali e non lo erano neanche le vaccinazioni contro la poliomielite e il vaiolo la cui obbligatorietà e estensiva diffusione ha permesso di liberare il mondo da queste gravissime malattie che appestavano da secoli le vite degli uomini. È probabile che necessiteremo di ulteriori richiami, o per garantire la durata nel tempo dell’immunità, o per proteggerci da nuove varianti virali: dobbiamo prepararci per tempo.
La campagna vaccinale oggi in essere dovrà diventare di ordinaria amministrazione e superare la fase attuale. La macchina organizzativa sviluppata dal generale Figliuolo ha permesso di mettere in sicurezza gran parte del Paese, ma finita l’emergenza vaccinale non sarà finito tutto e gli attuali hub vaccinali dovranno essere riallocati alle loro normali destinazioni d’uso.
È bene pianificare da subito la logistica e la strutturazione di una organizzazione che possa nel prossimo futuro gestire i richiami di 50 milioni di italiani in pochi mesi o nuove necessità vaccinali, con flessibilità, tempestività e efficacia. Né si può immaginare che questi compiti continuino a ricadere, come oggi, in gran parte sugli ospedali che devono invece riprendere le loro normali attività assistenziali a pieno regime.
Infine, è bene che il Paese si renda il più possibile svincolato da fattori non direttamente controllabili e per questo il governo sta cercando di implementare un piano nazionale di produzione dei vaccini sotto licenza.
Obbligatorietà vaccinale, pianificazione flessibile e tempestiva di una struttura in grado di garantire, al di fuori dell’emergenza, immunizzazioni rapide a tutta la popolazione, produzione indipendente sotto licenza dei vaccini, sono i cardini per una vera e duratura liberazione del Paese dalla pandemia.