Quando si discute dei massimi sistemi, di filosofia o di politica le cose possono essere viste in molti modi e hanno svariate sfaccettature, difficile identificare una verità assoluta, chi ha torto o chi ha ragione. Purtroppo anche in medicina è sembrato essere così, durante la pandemia le cose sono avvenute così rapidamente che hanno sconvolto le nostre conoscenze scientifiche e quello che era certo ieri non sempre lo è stato anche il giorno dopo. Ma i dati sono un’altra cosa dalle opinioni, hanno una loro crudezza, un loro valore intrinseco, insomma il dato è il dato.
Veniamo al punto: purtroppo i numeri dei contagi nel nostro Paese e in Lombardia stanno costantemente crescendo. Vero è che non salgono i ricoveri e i decessi e che forse il numero delle infezioni oggi non riflette più la complessità della situazione di un Paese in cui avanza a spron battuto la campagna vaccinale, ma certo la cosa non è rassicurante. L’esperienza di Israele è paradigmatica: il Paese che per primo ha implementato la campagna vaccinale si trova oggi a gestire una situazione epidemiologica che non è proprio tranquilla, i casi si sono decuplicati con varianti e nuovi contagi oltre a reinfezioni nei vaccinati, sebbene molto meno gravi. L’anno scorso (non un secolo fa) abbiamo pagato a carissimo prezzo la nostra leggerezza e non è il caso di ripetere l’errore fatto. Questo non vuole dire che non possano riprendere gran parte delle attività produttive e di quelle sociali, ma con attenzioni, buon senso e gradualità. Se vogliamo davvero lasciarci alle spalle la pandemia, prudenza e senso di realtà devono essere nostre buone compagne questa estate.
Corriere della Sera - Sergio Harari