Che cosa pensano gli italiani del Servizio Sanitario nazionale (Ssn)? Invidiatoci da molti, basato sui principi di universalità, uguaglianza ed equità, rappresenta uno dei punti di forza del nostro Paese anche se forse non sempre è percepito così dai cittadini.
Per questo attraverso un sondaggio online, Corriere della Sera e l’Associazione non profit Peripato, che da alcuni anni si dedica allo sviluppo di una cerniera culturale tra scienza, ricerca e relazione con l’individuo, malato o non che sia, hanno valutato il rapporto che gli italiani hanno con il Ssn. Si è partiti da quella che tecnicamente viene definita customer experience, l’esperienza complessiva che i clienti vivono durante tutta la loro relazione con l’azienda, in questo caso il Ssn, analizzando la sequenza di interazioni che si verificano fra gli utenti e i vari punti di contatto incontrati lungo la loro esperienza sanitaria (user experience). D’altra parte, tutto quello che riguarda la salute è vissuto da ciascuno di noi con grande emotività.
Il sistema di attori pubblici e privati che ci portano alla guarigione o ci accompagnano alla morte è oggetto di speranze e paure. Il vissuto delle persone può essere molto diverso dai dati scientifici che fotografano un Ssn in affanno ma ancora di grande qualità, per questo per capire quale fosse l’esperienza sanitaria degli italiani lo abbiamo chiesto a loro attraverso un sondaggio, il primo di una serie che Corriere e Peripato lanceranno per sviluppare un osservatorio permanente sul Ssn.
I dati di questo primo lavoro sono stati presentati il 10 Novembre al «Tempo della Salute» organizzato da Corriere Salute al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano.
Pierpaolo Sileri, viceministro della Salute, e Sergio Harari, presidente Associazione Peripato, commentano i risultati del sondaggio di Corriere.it/salute e Associazione Peripato
Il metodo
Il sondaggio è stato lanciato durante il mese di settembre 2019 su Corriere.it/salute con Metodologia C.A.W.I. (Computer Assisted Web Interviewing). Hanno risposto circa 2 mila persone da tutta Italia, 62% uomini, 64% con età superiore ai 55 anni, 31% tra i 34 e i 55 , 6% sotto i 34, 53% residenti nel Nord-ovest, 19% nel Nord Est, 16% al Centro e 12% al Sud. Infine 96% hanno conseguito un diploma e/o una laurea.
L’utilizzo del sistema sanitario pubblico subisce oscillazioni durante il ciclo della malattia (prevenzione, diagnosi, fase acuta, mantenimento): è massimo nelle fasi acute e cede spazio alle strutture private/convenzionate in quelle di mantenimento e di diagnosi.
Gli specialisti
Il medico di famiglia continua a svolgere un ruolo fondamentale: il 61% si affida alla sua professionalità per fare prevenzione.
La ricerca evidenzia tuttavia come questa figura stia cedendo ai medici specialisti o ai centri privati degli spazi sempre maggiori.
I pazienti che pagano per una prestazione possono rappresentare un segno di disaffezione verso il medico di famiglia oppure esercitano la scelta per ridurre i tempi di diagnosi.
Soprattutto a fine iter, lo specialista che ha seguito il paziente per tutto il percorso rimane il punto di riferimento per il mantenimento dello stato di salute, sopravanzando il medico di famiglia.
Le fonti inattendibili e attendibili
Sia nella fase di prevenzione sia in quella di diagnosi, gli italiani non si fidano né di internet, né della televisione, né degli amici. L’informazione superficiale e a volte commerciale che è disponibile sui media più popolari, sia internet sia TV, non è considerata rilevante. Contrariamente alle aspettative, gli intervistati si rivolgono comunque a professionisti, considerando inattendibili anche il passaparola con amici e parenti. La fonte di informazione sanitaria ritenuta più seria e autorevole resta essere, in modo molto evidente, la carta stampata (giornali, settimanali, ecc).
Salute e Famiglia
Senza famiglia è molto difficile affrontare il periodo di guarigione e a maggior ragione la cronicità. Il 31% dei soggetti esce dalla fase acuta della malattia in condizione di dover dipendere da una assistenza domiciliare. La presenza dell’assistenza professionale è inferiore al 20% e incide solo in minima parte rispetto alle necessità. Nell’85% dei pazienti che hanno superato la fase acuta e che necessitano di un periodo di convalescenza, l’assistenza è garantita dai familiari.
La Qualità è diventata fondamentale – I criteri - Box
Un rilievo che emerge con forza dal sondaggio condotto da Corriere.it/salute in collaborazione con Peripato è che gli utenti fanno le loro scelte di prevenzione, diagnosi, terapia e mantenimento sulla base di fattori non solo strettamente sanitari. La facilità di accesso al servizio, il tempo necessario, la possibilità di avere servizi ulteriori e rapporti diretti con i medici: tutti questi aspetti «esperienziali» contano molto nella scelta di a chi affidarsi, favorendo la presenza del convenzionato e del privato.
Nella percezione degli utenti la qualità del servizio è diventata fondamentale (e questo è uno straordinario successo del servizio sanitario), e il cittadino/utente cerca oggi maggiore qualità nel servizio. Liste di attesa e difficoltà di acceso sono i punti maggiormente critici, segnalati costantemente. Le performance sanitarie devono continuare a crescere non solo per tecnologie e qualità delle cure ma anche per servizi al cittadino-utente.