Dalla bronchite del Papa, alla polmonite di Berlusconi e a quelle causate dalla pandemia, non si è mai parlato così tanto di malattie respiratorie. In realtà sono sempre state tra noi, è solo che erano meno all’attenzione del grande pubblico.
Qualche numero può aiutare a dare un’idea.
Il “ritorno delle malattie respiratorie”
I numeri di queste patologie sono impressionanti meriterebbero un’attenzione più costante
09 Aprile 2023
Secondo dati pre-pandemici dell’OMS nelle nostre regioni europee si registrano ogni anno 41,3 milioni di casi di BPCO (Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva) con 349.000 decessi, 43,5 milioni di casi di asma con 17.000 decessi, 947.000 polmoniti e bronchiti con 273.000 decessi (molte di queste sarebbero prevenibili con le vaccinazioni), 726.000 tumori polmonari con 464.000 decessi, 126 milioni di casi di tubercolosi con 26.000 morti, 761.000 malattie interstiziali del polmone (come la fibrosi polmonare) con 25.000 decessi, e l’elenco potrebbe continuare ancora a lungo.
Dati molto diversi e ben più drammatici riguardano la diffusione delle malattie respiratorie infettive e non nei Paesi a economie meno avanzate e in via di sviluppo.
I fattori che influenzano questa epidemiologia sono diversi: l’aumento della vita media e la maggiore suscettibilità degli anziani alle malattie respiratorie, la crescita della popolazione fragile portatrice di altre malattie quali le malattie cardio-vascolari, malattie croniche come il diabete, malattie tumorali (ad esempio quella contro la quale sta combattendo Berlusconi), malattie infiammatorie e autoimmuni.
Ma giocano un ruolo determinante anche l’impatto dell’inquinamento atmosferico (sempre secondo l’OMS ogni anno causa nel mondo 4,2 milioni di morti premature), i cambiamenti climatici e la crescita sempre maggiore delle resistenze agli antibiotici, in gran parte dovuta al loro abuso e mal utilizzo.
I polmoni sono un filtro e un grande crocevia di tutti gli organi e apparati del nostro corpo, filtrano i 29.000 litri di aria che respiriamo ogni giorno e tutto il torrente circolatorio, sono l’unico organo direttamente a contatto con l’esterno attraverso le vie aeree, hanno una forte connotazione immunologica (il che li rende maggiore bersaglio di malattie infiammatorie varie), spesso sono colpiti da malattie che nascono in altri organi e possono essere anche bersaglio di tossicità da farmaci, tra i quali le nuove terapie molecolari per alcuni tumori o malattie reumatologiche.
Lo sviluppo delle politiche sanitarie e il loro finanziamento dovrebbe basarsi su dati epidemiologici come questi, tenendo in debito conto l’importanza che oggi rivestono i reparti internistici e pneumologici nella nostra sanità.
Da Corriere Salute
I fattori che influenzano questa epidemiologia sono diversi: l’aumento della vita media e la maggiore suscettibilità degli anziani alle malattie respiratorie, la crescita della popolazione fragile portatrice di altre malattie quali le malattie cardio-vascolari, malattie croniche come il diabete, malattie tumorali (ad esempio quella contro la quale sta combattendo Berlusconi), malattie infiammatorie e autoimmuni.
Ma giocano un ruolo determinante anche l’impatto dell’inquinamento atmosferico (sempre secondo l’OMS ogni anno causa nel mondo 4,2 milioni di morti premature), i cambiamenti climatici e la crescita sempre maggiore delle resistenze agli antibiotici, in gran parte dovuta al loro abuso e mal utilizzo.
I polmoni sono un filtro e un grande crocevia di tutti gli organi e apparati del nostro corpo, filtrano i 29.000 litri di aria che respiriamo ogni giorno e tutto il torrente circolatorio, sono l’unico organo direttamente a contatto con l’esterno attraverso le vie aeree, hanno una forte connotazione immunologica (il che li rende maggiore bersaglio di malattie infiammatorie varie), spesso sono colpiti da malattie che nascono in altri organi e possono essere anche bersaglio di tossicità da farmaci, tra i quali le nuove terapie molecolari per alcuni tumori o malattie reumatologiche.
Lo sviluppo delle politiche sanitarie e il loro finanziamento dovrebbe basarsi su dati epidemiologici come questi, tenendo in debito conto l’importanza che oggi rivestono i reparti internistici e pneumologici nella nostra sanità.
Da Corriere Salute