Un terzo dei nuovi casi di asma in età pediatrica potrebbe essere prevenuto se si rispettassero i valori soglia sugli inquinanti suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Si tratta di una enormità di bambini che potrebbero vivere una vita normale e senza le limitazioni causate da una malattia cronica, se l’aria fosse più pulita. L’asma è una tra le patologie più diffuse al mondo, si stima che ne soffrano 334 milioni di persone. Sebbene oggi esistano cure estremante efficaci, la malattia condiziona la vita e obbliga a attenzioni particolari e a assumere continuamente terapie farmacologiche. Gli studi finora condotti hanno documentato una stretta relazione tra la comparsa di asma e livelli di inquinamento atmosferico, particolarmente quando avvengono esposizioni croniche, come avviene nelle nostre città, a NO2, a Pm2,5 e a black carbon (un indicatore molto sensibile dell’inquinamento da traffico stradale).
Un recentissimo studio pubblicato sull’European Respiratory Journal ha stimato, grazie a complessi modelli matematici e statistici, quanti casi di asma in età pediatrica si potrebbero evitare se i Paesi si attenessero alle indicazioni dell’OMS (più stringenti delle norme attualmente adottate dalla Unione Europea, ma anche queste ultime regolarmente disattese dall’Italia). La ricerca ha preso in considerazione oltre 63 milioni di ragazzi di meno di 14 anni che vivono in 18 dei principali paesi europei, tra i quali il nostro. Rispettando i limiti soglia stabiliti dall’OMS si eviterebbero ogni anno oltre 66.000 nuovi casi di asma, dei quali più di 11.000 solo in Italia. Nel caso poi si riuscisse a fare di più e a scendere oltre queste soglie ma nel limite di quanto effettivamente realizzabile con politiche ambientali attente (e considerando anche una riduzione del black carbon attualmente non presente nelle normative europee e nelle indicazioni dell’OMS), i casi evitabili di asma aumenterebbero di circa 3 volte. È bene però sapere che non esistono valori di inquinamento che non siano causa di danni alla salute, per quanto bassi possano essere.
Ma perché l’inquinamento causa l’asma? I vari inquinanti agiscono in modi diversi: alcuni, come i particolati, si depositano nei polmoni e li danneggiano come una polvere sottile che copre come un velo una superficie, non permettendo così un perfetto scambio respiratorio, oppure irritano le cellule presenti sulle mucose dei bronchi (i tubicini che dalla trachea consentono all’aria di raggiungere i polmoni), favorendo l’insorgenza o aggravando i casi di asma bronchiale; altri ancora, come l’ozono e l’NO2, determinano una irritazione delle strutture bronchiali e polmonari che si traduce in asma ma anche in una maggiore suscettibilità per le infezioni respiratorie come le polmoniti. In molti casi un singolo composto può avere più azioni dannose e alcuni meccanismi sono ancora sconosciuti, come anche alcune interazioni fra i diversi agenti. Alcuni anni fa ricercatori inglesi hanno valutato in 60 soggetti asmatici gli effetti di una passeggiata di due ore in Oxford Street, trafficata strada del centro di Londra con circolazione limitata ai taxi e agli autobus diesel, e di due ore di camminata costeggiando Hyde Park. Camminare in mezzo ai diesel causava un transitorio calo di funzionalità respiratoria, una specie di piccolo attacco asmatico, cosa che non avveniva passeggiando nel parco.
Nelle agende politiche si parla ancora molto poco di inquinamento e di salute, forse è il caso di ripensarci.