E’ peggio respirare il fumo passivo di chi si accende una sigaretta accanto a noi, seppure all’aria aperta, come può accadere al tavolino di un bar, o respirare l’aria di una strada trafficatissima?
Se lo sono chiesto i ricercatori dell’Istituto dei Tumori di Milano, che hanno confrontato i livelli di Pm 1, 10 e 2,5 e dei vapori di nicotina in una strada di intenso traffico del centro di Milano, Via Pontaccio, con quelli di Via Fiori Chiari, in piena area pedonale Brera, senza auto ma con molti tavolini all’aperto di bar, ristoranti e locali pubblici vari, dove sono moltissimi i fumatori. Le due strade distano poche centinaia di metri l’una dall’altra ma i risultati sono sorprendenti: mentre di giorno i valori d’inquinamento sono sostanzialmente simili, dalle 6 del pomeriggio a mezzanotte le concentrazioni di tutti gli inquinanti sono molto più alte in via Fiori Chiari che nella pur molto trafficata via Pontaccio. La situazione cambia completamente alla chiusura dei locali, allora via Pontaccio supera come inquinamento via Fiori Chiari, ormai svuotata dai suoi avventori. Il tutto è spiegabile dall’importante affluenza di fumatori che si registra nelle ore serali nell’area pedonale, prova ne siano gli alti livelli di vapori di nicotina registrati. Via Fiori Chiari è una strada piccola e poco ariosa, dove il ricambio dell’aria è limitato, quello che gli esperti definiscono uno “street canyon” le cui caratteristiche spiegano il risultato finale, non certo confortante.
Un secondo studio milanese contribuisce alle nostre conoscenze sull’inquinamento atmosferico: è stato condotto dai ricercatori dell’Istituto Mario Negri e raccontato su queste pagine da Elisabetta Andreis. Lo studio ha messo in stretta correlazione le concentrazioni nelle acque reflue cittadine di salbutamolo, un broncodilatatore utilizzato per la terapia delle crisi asmatiche, con l’andamento dei livelli di Pm10 e Pm2,5: tanto maggiori erano i livelli di inquinamento tanto maggiori erano le concentrazioni di salbutamolo (indicative del suo consumo), in modo direttamente proporzionale. L’originalità di questa ricerca risiede nel disegno dello studio, che è andato a valutare, così come si fa per altre sostanze e per il consumo di stupefacenti, le concentrazioni nelle acque reflue di un farmaco, usato solo per l’asma, mettendole in relazione ai livelli di inquinamento dell’aria.
Questi due studi invitano, una volta di più, a una riflessione sull’aria della nostra città.
[Editoriale Corriere Milano]