Soltanto il 38 per cento di chi è stato assistito a domicilio e il 23 per cento di chi è stato ricoverato ha riferito di essere totalmente asintomatico a distanza di tempo dal momento in cui si è manifestata la malattia.
Che cosa succede nel tempo a chi ha avuto il Covid? Quali sintomi sono più frequenti? E i disturbi sono uguali per tutti o variano a seconda della severità della malattia di cui si è sofferto? E quanto a lungo perdurano? Se cominciamo ad avere qualche dato scientifico che ci aiuta a interpretare l’andamento dei sintomi dei quali soffrono a distanza di tempo i soggetti che sono stati ospedalizzati, quasi nulla si sa di che cosa accade a chi il Covid l’ha gestito a casa propria.
Così come sono ancora molte le domande aperte alle quali cercare risposte. Ma soprattutto quello che manca completamente è il polso di quella che è stata la percezione da parte dei pazienti della malattia e dell’assistenza, dell’impatto sociale e finanche familiare che la pandemia ha avuto.
Per questo Corriere Salute, con l’Associazione non a scopo di lucro Peripato, ha lanciato un sondaggio per indagare fra i propri lettori questi aspetti.
Il questionario
Il sondaggio online è stato promosso attraverso Corriere.it e i social media del Corriere della Sera nel mese di Giugno 2021. L’accesso era possibile dal sito di Corriere.it e da quello di Peripato (www.peripato.org) mediante link e QR code, inoltre è stato pubblicizzato attraverso le pagine di Corriere Salute.
La partecipazione è stata spontanea e senza incentivi. Hanno risposto oltre 5 mila persone, di queste 3.125 sono state ammalate di Covid e hanno risposto alle domande relative alla malattia, al suo decorso, alla guarigione. A tutti loro va il nostro ringraziamento. Da un confronto statistico con i dati dell’Istituto superiore di sanità
(Iss) è risultato che il campione valutato rispecchia la popolazione degli ammalati per le principali caratteristiche.
La distribuzione territoriale del campione è concentrata soprattutto nel Nord Ovest, così come anche la malattia ha coinvolto soprattutto le regioni di quest’area geografica del Paese. Non si sono registrate particolari prevalenze di genere.
L’Iss riporta una età mediana di circa 60 anni nei primi due mesi iniziali dell’epidemia che passa a 49 anni nel mese di novembre 2020. I dati raccolti dalla nostra survey rispecchiano fedelmente la dinamica temporale con una età mediana di 54 anni nella prima ondata che scende a 50 nella seconda e 49 nella terza.
L’analisi delle risposte è stata condotta tenendo conto del periodo delle tre ondate: primavera 2020, autunno 2020, primavera 2021. Ricoverati e non Il 13% dei soggetti che ha avuto la malattia (400 nel nostro sondaggio), è stato curato in ospedale, mentre l’87% (2.725 persone) degli intervistati non è stato ricoverato.
Tra gli ospedalizzati prevale il sesso maschile e l’età più avanzata. Le due popolazioni, ospedalizzati e curati a domicilio, non sono simili. Quelli che hanno dovuto ricorrere a un ricovero (si veda il grafico 1) più frequentemente soffrivano di ipertensione arteriosa, erano obesi, diabetici, cardiopatici.
I sintomi che hanno caratterizzato il ricovero in ospedale erano prevalentemente la mancanza di fiato, sia a riposo che sotto sforzo, accompagnata da senso di costrizione toracica. Al contrario, alterazioni di gusto e olfatto, dolori muscolari e cefalea, seppure presenti anche tra gli ospedalizzati, costituiscono una caratteristica maggiormente presente tra chi non è stato ricoverato.
I sintomi della fase acuta
I sintomi riferiti dagli ammalati nella fase acuta sono rappresentati nel grafico 2. La percentuale indica la proporzione degli ammalati che mediamente nel corso di tutto il periodo pandemico ha accusato un singolo sintomo.
I più frequenti disturbi sono stati la stanchezza, le alterazioni del gusto e dell’olfatto, i dolori muscolari, la tosse e la mancanza di fiato. Tuttavia, la frequenza dei vari disturbi è stata molto diversa a seconda del grado di severità della malattia.
I sintomi che perdurano
Agli intervistati è stato chiesto se al momento della compilazione del sondaggio soffrissero ancora di qualcuno dei sintomi che avevano
accusato durante la fase acuta e eventualmente di quale. I risultati sono sorprendenti: complessivamente il 36% ha riferito disturbi della memoria, il 40% difficoltà alla concentrazione, il 30% ansia e depressione, il 74% stanchezza e il 60% mancanza di fiato da sforzo, per limitarsi ai più frequenti.
Al momento della compilazione del questionario, avvenuta nel giugno 2021, il 44% dei soggetti ricoverati riferiva ancora di soffrire di stanchezza, il 41% lamentava mancanza di fiato sotto sforzo, il 30% affaticabilità muscolare.
Tra chi invece era rimasto a casa i disturbi più spesso riportati, in ordine di frequenza, sono stati: stanchezza (30%), mancanza di fiato da sforzo (19%), alterazione dell’olfatto e difficoltà alla concentrazione (16%). Soltanto il 38% degli assistiti a domicilio e il 23% degli ospedalizzati
sono risultati totalmente asintomatici a distanza di tempo dal Covid. Molti disturbi sono stati riportati in percentuali minori ma significative, con differenze rilevanti a seconda del setting assistenziale.
Il 49% della popolazione seguita a casa e il 66% di quella ricoverata hanno inoltre riferito la comparsa di nuovi sintomi dopo il Covid, dei quali non avevano mai sofferto prima, molto spesso di natura respiratoria ma anche cardiologica, neurologica, gastro-intestinale, psichica con stati di ansia e depressione.
I sintomi migliorano con il tempo?
L’incidenza della «mancanza di fiato da sforzo» è risultata ridursi con il tempo: circa il 49% di chi si è ammalato nella primavera 2021 ne ha continuato a soffrire fino al momento della compilazione del questionario. Mentre tra chi si era ammalato nella primavera 2020 ne soffriva ancora il 30%.
Diversamente, l’alterazione dell’olfatto non sembra essere molto influenzata dal passare del tempo: circa il 25% ne ha continuato a soffrire indipendentemente dal momento nel quale ha contratto la malattia in fase acuta.
Peso e disturbi del sonno
Per quanto riguarda i disturbi del sonno circa il 45% degli ammalati ha iniziato a soffrirne, con una lieve maggior frequenza tra gli ospedalizzati. Gli ammalati ricoverati hanno perso più peso rispetto ai non ospedalizzati. Chi ha superato la malattia guarda con spirito ottimista al proprio benessere futuro: solo il 10-20% è preoccupato o molto preoccupato per la sua salute e, come comprensibile, sono soprattutto quelli che sono stati in ospedale a esserlo maggiormente.
I controlli post- Covid
Una larga fetta della popolazione non ha effettuato controlli significativi dopo la malattia, gli esami più frequentemente effettuati sono stati quelli del sangue, particolarmente nei soggetti ospedalizzati. Nella più ampia popolazione di chi è stato a casa con la malattia pochissimi sono coloro i quali hanno effettuato controlli sanitari.
Colpisce come, malgrado il Sars-Cov- 2 abbia come primo organo bersaglio i polmoni e i sintomi più frequentemente riferiti siano stati proprio quelli respiratori, soltanto il 7% dei soggetti abbia effettuato una spirometria, il 14% una radiografia e l’8% una Tac del torace. Oltre un terzo dei ricoverati ha beneficiato di cure riabilitative (36%).
Impatto sul lavoro
Dopo la malattia il 33% degli ospedalizzati (e il 15% dei non ospedalizzati) ha iniziato nuove terapie farmacologiche. L’impatto sulla vita lavorativa è stato importante: ha indicato un peggioramento il 52% degli ospedalizzati e il 37% dei non ospedalizzati.
La situazione familiare invece ha avuto un andamento molto variabile: tra i ricoverati vi è un 20% che ha dichiarato un peggioramento mentre per un 20% è migliorata.
Valutazione delle cure
Molto diversa è la valutazione delle cure e dell’assistenza tra chi è stato ricoverato e chi no. Tra i ricoverati il giudizio sulle cure ospedaliere è eccellente, il 45% ha dato voto 10, e l’86% tra 8 e 10, mentre le cure a domicilio (utilizzate anche da una parte degli ospedalizzati) per gran parte costituite dall’assistenza dei medici di medina generale e in minor misura dalle Usca hanno avuto un giudizio più freddo: il voto 10 raggiunge il 23% e i voti tra 8 e 10 coprono il 52%. La specificità del nostro sondaggio è stata quella di indagare le percezioni di migliaia di soggetti che si sono ammalati, la stragrande maggioranza curandosi a casa.
L’impatto sul Servizio sanitario nazionale del virus andrà molto ben ponderato.
Metodologia
La ricerca ha utilizzato un questionario CAWI proposto ai lettori di Corriere attraverso diversi punti di ingaggio: sono stati utilizzati un articolo sul sito nelle pagine di Corriere Salute; Dem ai soggetti presenti nel database di Corriere.it; Post su Facebook e Instagram di Corriere. QR code sulla testata.
Link su altri siti (Peripato, il Polmone) Tutti i link sono stati parametrizzati in modo da poter valutare le singole fonti.
di Sergio Harari e Luigi Ripamonti