Cantare non è solo piacevole, può essere un utile esercizio di riabilitazione per superare i postumi del COVID, un insieme di disturbi caratterizzato da mancanza di fiato, ansia e una ridotta qualità di vita. La notizia arriva da uno studio pubblicato su Lancet Respiratory Medicine. I ricercatori inglesi hanno analizzato i risultati dell’iniziativa ENO Breathe (www.eno.org/breathe/ proposta dall'English National Opera (ENO) e dall’Imperial College Healthcare NHS Trust: un programma di rieducazione respiratoria on line della durata di sei settimane in cui sono cantanti professionisti a proporre ai pazienti in riabilitazione gli esercizi familiari a chi studia canto, dal respiro diaframmatico al controllo dell’emissione del fiato. “Si tratta di un problema di grande attualità, molti pazienti che hanno avuto il COVID devono fare i conti con sintomi, respiratori e non solo, che persistono nel tempo”, osserva Sergio Harari, direttore della Pneumologia dell’ospedale San Giuseppe Multimedica di Milano e professore di Medicina Interna alla Statale, che ha da poco pubblicato un saggio sul tema (Post Covid. Che cosa dobbiamo sapere sulle conseguenze a lungo termine del virus per corpo e mente, con Vera Martinella, Solferino 2022 ) “Abbiamo visto che spesso i valori che emergono dagli esami clinici sono normali, ma il paziente ha un senso di oppressione toracica”, prosegue Harari. “Un fenomeno dovuto forse anche allo stress, o a riscontri organici che ancora non siamo in grado di individuare”.
Il programma inglese è pensato proprio per rendere l’esperienza più gradevole e familiare, dalla musica scelta - ninnenanne rilassanti e adatte a cantanti non esperti - al pacco dono che i partecipanti ricevono prima dell’inizio delle lezioni, contenente, oltre alle istruzioni e a una cannuccia necessaria per gli esercizi di respirazione, una confezione di tè, biscotti e una tazza dell’English National Opera da utilizzare nelle pause, con l’idea di ricreare il senso di partecipazione caratteristico delle attività in presenza. Con risultati positivi, visto che i partecipanti al programma - composto da lezioni di gruppo on line precedute da un incontro individuale e integrate da materiali audiovisivi per le esercitazioni individuali - hanno valutato positivamente l’esperienza, anche confrontandola con i risultati ottenuti dalla riabilitazione convenzionale, affermando di sentirsi meglio e trovare gli esercizi utili per riprendere il controllo del proprio respiro, oltre ad aver tratto beneficio dal canto a livello emotivo. Tutti risultati che hanno indotto gli autori dello studio a promuovere questo tipo di riabilitazione, da usare anche in associazione con altre tecniche come yoga o tai chi chuan.
“Non bisogna però sopravvalutare i risultati dello studio, che evidenziano effetti positivi soprattutto a livello di benessere soggettivo e di percezione dei sintomi, non di parametri fisiologici”, ricorda Harari. “E’ indubbio che il canto permetta di esercitare l’atto del respirare, l’uso del diaframma e la sincronizzazione della voce con gli atti respiratori che aiuta a sfruttare le capacità polmonari, anche se questo tipo di esercizio non è adatto per tutti i pazienti, e richiede insegnanti formati appositamente”.
E in effetti l’uso del canto nella riabilitazione respiratoria, soprattutto con i pazienti malati di BPCO (Bronco Pneumopatia Cronica Ostruttiva) non è una novità, già nel 2017 un gruppo internazionale di ricercatori ha analizzato gli effetti fisiologici del canto arrivando alla conclusione che questo tipo di allenamento non coinvolge solo i muscoli utilizzati nella respirazione e il sistema cardiovascolare, ma agisce a livello ormonale incrementando la produzione di IgA, endorfine e ossitocina con effetti positivi sull’umore e sul funzionamento del sistema immunitario. Un dato confermato da altre ricerche: “Uno studio danese da poco pubblicato sull’Europea Respiratory Journal mostra come per i pazienti con BPCO la riabilitazione attraverso il canto possa influire positivamente sul benessere e sulla capacità respiratoria, con effetti paragonabili a quelli delle modalità standard di training “, spiega Harari. “Inoltre cantare ha un effetto rilassante che certamente si traduce in un effetto positivo sull’umore”.
Foto Unsplash