Contro il killer silenzioso, lo smog, si mobilitano gli scienziati. Se non bastavano gli studi internazionali e le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità a determinare politiche drastiche per l’abbattimento degli inquinanti, ecco ricerche di casa nostra che disegnano scenari anche più drammatici. Nella nostra Regione, ogni picco di polveri sottili nell’atmosfera oltre ai limiti consentiti causa morti. L’allarme, fanno intendere i ricercatori, dovrebbe scattare al primo giorno di superamento. Senza attendere i sette previsti dal Protocollo per l’aria. E si aggiunge poi un lungo elenco di patologie croniche — cardiache e polmonari — che, quando l’aria si ammala e diventa irrespirabile, s’acuiscono. Facendo impennare i consumi di farmaci. Le ricerche saranno presentate venerdì e sabato al congresso «RespiraMI-Air Pollution and our health» all’Università Statale.
La serie nera per il Pm10, iniziata il 18 gennaio, è la prima del 2017 e porterà quasi certamente a far scattare il Protocollo, che blocca l’accesso in centro ai mezzi diesel Euro 3 per fasce orarie e impone di tenere i termostati a 19°C. Ma a partire da Capodanno, quando i valori in città sono schizzati fino a 161 microgrammi per metro cubo, l’analisi delle tre centraline di riferimento (Senato, Pascal e Verziere) dice che di picchi ce ne sono stati più d’uno. Su 23 giorni, 13 hanno viaggiato con medie di polveri sottili sopra i limiti. «È noto che l’inquinamento atmosferico aumenta in modo consistente il rischio di sviluppare malattie respiratorie e cardiovascolari» spiega lo pneumologo Sergio Harari che ha organizzato la due giorni assieme all’epidemiologo Francesco Forastiere e al professor Mannuccio Mannucci.
I riflettori sono puntati oggi sulle popolazioni più vulnerabili e fragili: anziani, bambini, donne in gravidanza e, più in generale, i cittadini che versano in condizioni socio-economiche più disagiate. E sulle nuove evidenze dell’azione delle smog sulle malattie metaboliche e neurologiche. «Uno studio condotto sulla città di Roma ha documentato un’associazione fra le concentrazioni di particolato atmosferico e lo sviluppo di demenza su base vascolare e di sclerosi multipla — aggiunge Harari —. Inoltre, nei mesi estivi, alte concentrazioni di ozono sappiamo comportare maggiori rischi di Parkinson».
Il Centro studi sulla sanità pubblica di Bicocca diretto da Giancarlo Cesana ha studiato l’effetto dell’esposizione al particolato sul consumo di farmaci respiratori e cardiovascolari in una popolazione di 500 mila persone, studiando nel dettaglio 136 mila ricette del medico di base per vasodilatatori e 83 mila per inalatori. Pier Alberto Bertazzi, docente medicina del lavoro all’Università degli Studi, precisa: «Bisogna tener conto dei picchi che sono frequenti in tutto il periodo invernale e sufficienti a causare effetti sull’organismo, perché seguono di poche ore o pochi giorni il picco stesso. Nel corso di un anno, il fatto di essere al di sopra dei limiti raccomandati dall’Oms ha portato ad avere 200 morti in più in Lombardia».S’aggiungono i «Cittadini per l’aria» che puntano il dito contro i biossidi di azoto: «In questi giorni — dice Anna Gerometto — abbiamo superato di cinque volte i limiti». Giovedì all’Umanitaria presenteranno report sulla «vulnerabilità del sistema nervoso centrale agli effetti nocivi dell’inquinamento», ben manifesta nei ragazzi in età scolare con ritardi nello sviluppo cognitivo e la comparsa di disturbi del comportamento come deficit di attenzione e iperreattività.