Quando si parla di ricerca e di nuovi investimenti in questo settore, è sempre una buona cosa, soprattutto quando questo avviene nel nostro Paese che di soldi per la ricerca ne spende proprio pochi. Per questo, nonostante il rumore sollevato e forse anche il metodo non proprio dei più soft, la proposta al rialzo del Presidente del Consiglio per un futuro polo della ricerca nell'area post-Expo va accolto molto favorevolmente. E' una buona notizia per Milano, per il Paese e per tutti coloro, e sono tanti, che credono nelle grandi potenzialità della ricerca in Italia.
L'entità dell'investimento è importante per gli standard italiani, 150 milioni per 10 anni; si consideri, per avere un metro di paragone, che l'anno prossimo gli investimenti pubblici sui progetti di ricerca di base per tutto il Paese (i cosiddetti Prin) ammonteranno complessivamente a 92 milioni di euro.
Ma se si vuole volare alto e creare un centro che divenga di riferimento internazionale bisogna stanziare molto di più, gli esempi esteri sono chiari. Perché allora non concentrare in “Human technopole, Italy 2040” le forze anche di altri soggetti istituzionali e non? L'area di Expo è molto vasta e, in questo modo, si darebbe spazio a più articolazioni di ricerca e di altre attività, al campus universitario della Statale (impossibile immaginare un polo così importante senza il coinvolgimento delle Università), con una visione inclusiva e plurale. Molte eccellenze lombarde, oltre al Cnr che si è già fatto avanti, potrebbero essere interessate a contribuire a un progetto che rilanci il tanto di buono che si fa nel nostro Paese malgrado gli scarsissimi finanziamenti disponibili.
Nel mondo sempre più globale della ricerca fare massa critica è fondamentale per potere competere a livello internazionale e per farlo bisogna mettersi assieme, basti pensare a come due colossi come Harvard e MIT abbiano lavorato congiuntamente alla costituzione del Broad, un istituto pioniere nella ricerca biomedica. Per questo tante più forze culturali e saperi verranno coinvolti nel progetto milanese, tanto maggiore sarà la sua forza propulsiva.
Una nuova grande istituzione che veda il coinvolgimento di più attori, forze trainanti del nostro Paese, dal mondo dell'imprenditoria privata, alle istituzioni pubbliche, al mondo della ricerca nei settori nei quali siamo più forti e dove è strategico investire, sarebbe un grande contributo al rilancio del Paese. E Milano sarebbe onorata di poterlo ospitare e di esserne partecipe, attiva protagonista.
L'importante però è che ora si vada avanti e che, passato l'entusiasmo e le polemiche iniziali, tutto non finisca in un semplice fuoco di paglia, una sconfitta che Milano non potrebbe accettare.
[Fonte: Corriere della Sera - Milano | Editoriale]