Abbiamo paura perfino a pensarlo ma forse la fine della pandemia questa volta è davvero vicina. Dopo le delusioni dell’estate dell’anno scorso, le preoccupazioni per il ritorno di una nuova ondata con la ripresa delle attività produttive erano più che fondate, ma questa volta abbiamo avuto dalla nostra i vaccini, e il risultato si è visto.
Altri timori derivavano dalla partenza delle scuole, ma poco a poco anche questi sono caduti. La ripresa delle attività, compresi cinema, discoteche, stadi, ci fanno tornare alla vita pre-pandemia, quella che in questo anno e mezzo di malattie e morti cominciavamo a temere non avremmo mai più avuto e assaporato. A restituirci la normalità, è bene ricordarlo, sono state la medicina, la ricerca e i vaccini, ma anche il senso di responsabilità degli italiani che, nella grandissima maggioranza, hanno seguito seriamente le diverse indicazioni istituzionali, continuamente aggiornate e adeguate all’andamento pandemico, dal lockdown stretto della prima ondata al green pass di queste settimane. Il Paese ha dato una grande prova di sé, purtroppo offuscata dalle vergognose proteste alle quali abbiamo assistito in questi ultimi giorni, culminate con l’assalto alla sede nazionale della CGIL, ma complessivamente, con queste eccezioni, positiva. I numeri dei contagi, dei ricoveri e dei decessi, questi ultimi sempre troppi, da settimane documentano un trend in discesa costante che fa ben sperare. Questo virus maledetto ci ha insegnato a non abbassare la guardia, un colpo di coda può essere sempre dietro l’angolo, ma la progressiva implementazione della campagna vaccinale e il suo ottimo andamento, grazie all’azione del governo e all’eccellente lavoro del generale Figliuolo, così come anche l’avvio delle somministrazioni della terza dose, giustificano, questa volta sì, un po’ di sano ottimismo. Ma abbiamo anche altre ragioni per pensare positivamente: la possibilità che a breve si possa disporre di una cura domiciliare per il SARS CoV2, grazie alla nuova pillola molnupiravir, apre finalmente la strada a terapie che possano essere efficaci e facilmente gestibili, rompendo la desolazione dell’armamentario farmacologico che finora i medici hanno avuto a loro disposizione. La notizia poi che Pfizer e BioNTech abbiano sottomesso alla valutazione dell’FDA (l’ente regolatorio americano) la registrazione del loro vaccino per l’età pediatrica (5-11 anni), è un altro passo molto importante che potrebbe giocare un ruolo determinante nel ridurre ulteriormente i contagi, agendo su una popolazione che sappiamo essere spesso veicolo dell’infezione.
La svolta positiva per il nostro Paese è sicuramente da ascriversi all’azione di governo che ha impresso una forte accelerazione alla campagna vaccinale e alla politica promossa attraverso l’estensione del green pass. Resta però una parte della popolazione non ancora vaccinata, spesso anche per disinformazione. Come medico vedo ogni giorno pazienti ai quali è stata sconsigliata l’immunizzazione per le più astruse e fantasiose ragioni: perché asmatici temendo una reazione allergica, per il timore della recrudescenza di una malattia reumatologica o immunologica, perché in terapia cronica cortisonica, o altro ancora. È compito dei medici correggere il tiro e indirizzare correttamente il paziente al vaccino spiegando che è vero esattamente il contrario, ovvero che chi è portatore di una condizione di fragilità ha una ragione di più per vaccinarsi e proteggersi. Il futuro della nostra sanità, dell’andamento della pandemia ma anche di tutto il nostro Paese risiede nella riuscita e diffusione della campagna vaccinale e per questo il ruolo dei sanitari resta e sarà sempre fondamentale.
Il Covid non ci lascerà però domani, ci vorrà tempo perché scompaia sperabilmente del tutto, ora stiamo passando dalla fase pandemica a quella endemica ma, come si è ribadito più volte, resterà con noi ancora per un certo periodo. Tempo durante il quale continueremo a registrare ricoveri e decessi causati dalla sua presenza anche se con numeri ben diversi dal passato. Conteranno anche le azioni che i diversi governi riusciranno a sviluppare per contrastare la pandemia a livello globale, sia in Europa (altro che costruire muri per arginare i migranti…) che nei paesi più poveri e lontani, ricordando bene che la guerra è ancora ben lungi dall’essere terminata e vinta.
Così come fa piacere cedere finalmente a un po’di cauto ottimismo, è giusto anche ricordare che la prudenza deve continuare a accompagnarci nelle nostre relazioni quotidiane: portare una mascherina, mantenere un certo distanziamento sociale senza indulgere in baci e abbracci come da tradizione mediterranea e le norme igieniche, restano regole da tenere bene a mente. Il futuro è tornato finalmente a essere nelle nostre mani, grazie ai vaccini e alla medicina, non lasciamocelo sfuggire dando nuove possibilità al virus. La pandemia nella sua drammaticità lascia spazio a molte riflessioni sulle quali sarebbe bene interrogarsi. Voltiamo pagina ma il mondo di oggi non è più e non tornerà mai più a essere quello del 2019. Abbiamo capito come salute, ambiente, clima, alimentazione (non dimentichiamo da dove è partito il virus e come si è sviluppato), lavoro, società, economia, globalizzazione, siano aspetti di un'unica realtà che va approcciata con azioni e risposte integrate. La contaminazione dei diversi saperi e delle conoscenze deve guidarci nel ricercare soluzioni nuove e innovative alle tante sfide che abbiamo davanti, solo così potremo domani dire di avere davvero superato la pandemia.
Corriere Nazionale