Ci sono molte buone ragioni per vaccinarsi contro il Sars Cov2 e le evidenze scientifiche si rafforzano di settimana in settimana. Nella più vasta campagna vaccinale che il mondo abbia mai conosciuto, con i più accurati e moderni sistemi di sorveglianza degli eventi avversi (al tempo delle vaccinazioni contro la poliomielite non era certo così!), il vantaggio delle vaccinazioni è assolutamente indiscutibile. Malgrado ciò persistono sacche di irrazionale resistenza e di incomprensibile inerzia. È bene però sapere che la battaglia decisiva, almeno per tornare a una quasi normalità, si gioca in queste settimane estive. Bisogna guadagnare più terreno possibile per evitare che il virus, i cui obiettivi prioritari sono replicarsi e diffondersi, trovi aree ove continuare a attecchire e crescere. I soggetti non vaccinati costituiscono un aumentato rischio per tutti noi e sono anche quelli in maggior pericolo: tra un non vaccinato e un vaccinato il virus “sceglie” il primo, il più facile da colpire. Quest’ultima è una semplificazione ma rende l’idea della situazione, peraltro l’esempio di cosa sta avvenendo in Sicilia in questi giorni è paradigmatico: meno vaccinazioni uguale più ricoveri, per lo più concentrati nei non immunizzati. E così parlano anche i dati nazionali che documentano una preoccupante e costante crescita delle ospedalizzazioni sia nei reparti di medicina che di terapia intensiva e, nella quasi totalità, riguardano persone non vaccinate. Stessa cosa ci dicono le informazioni che provengono da Israele, dove la campagna di immunizzazione con la terza dose è stata ormai avviata.
L’altra ragione per la quale è fondamentale fermare ora la corsa del virus è l’emergenza delle varianti, più rapidamente ridurremo lo spazio di azione al Sars CoV2, meno tempo e possibilità avrà di sviluppare mutazioni pericolose, come stiamo sperimentando con la delta mentre la lambda desta già preoccupate attenzioni.
C’è poi un altro aspetto che spesso non viene tenuto in sufficiente considerazione: il rischio di andare incontro a disturbi da Long Covid. Sono infatti sempre più importanti le segnalazioni nella letteratura medica delle sequele dell’infezione virale, anche in chi non è stato ricoverato ma ne ha sofferto in forma lieve. Si stima che fra il 20 e il 40% di chi ha superato la malattia sviluppi sintomi respiratori di varia severità nel tempo, dalla mancanza di fiato, alla tosse, a forme asmatiche post-infettive, alla temuta fibrosi polmonare nelle forme più severe, mentre molti altri accusano disturbi a carico di organi diversi. Una importante quota di soggetti deve poi incrementare le terapie croniche che assumeva prima dell’infezione o iniziarne di nuove. L’Italia e, prima fra tutte le regioni, la Lombardia, che hanno subito un attacco così drammatico, dovranno affrontare anche questo problema, con nuovi bisogni di salute che si aggiungono alla necessità di recuperare tutti i ritardi diagnostici e di assistenza che la pandemia ha determinato. Chi teme quanto mai fantasiosi e improbabili effetti collaterali a lungo termine dei vaccini, dovrebbe piuttosto preoccuparsi dei molto più concreti e reali disturbi che potrebbe sviluppare qualora contraesse l’infezione, anche in una forma non grave. Siamo tutti stufi ma, come già detto, i tempi finora li ha dettati il virus, questa è una ottima occasione per invertire le parti e imporli noi, riconquistando, questa volta sì, la nostra libertà.
Corriere Nazionale - Sergio Harari