Sono molti gli elementi di incertezza che limitano la possibilità di prevedere l’andamento della pandemia nei prossimi mesi, alcuni sono difficilmente valutabili, altri dipendono dai comportamenti che adotteremo e dalle scelte che il Paese vorrà fare. È molto verosimile che si vada incontro a uno stato di convivenza con il virus di tipo endemico che non sarà di breve durata e con il quale dovremo, volenti o nolenti, fare i conti. Il punto chiave è a quale livello si posizionerà l’asticella che definirà numero di contagi, ricoveri e decessi, e con quale equilibrio con il nostro sistema socioeconomico. L’economia dà finalmente segni di ripresa in molti settori, ma trovare il giusto bilanciamento tra ripartenza delle attività produttive, misure preventive, vaccinazioni e emergenza di nuove varianti virali, non sarà semplice e implica decisioni difficili. Peraltro non sempre le scelte migliori sono quelle più popolari. In questo contesto si inserisce per esempio il tema dell’obbligo vaccinale: deve essere per tutti? o per nessuno? o solo limitato a alcune categorie? Il Paese può permettersi di avere uno zoccolo duro di soggetti che non si vaccinano e che possono così creare problemi di tenuta al Servizio Sanitario Nazionale e altresì favorire la circolazione virale?
Complesse sono anche le decisioni che andranno prese sul terzo richiamo vaccinale, una volta che avremo dati più precisi per poterne valutare approfonditamente i possibili benefici sanitari. Le posizioni su alcuni temi, come quest’ultimo, possono differire molto a seconda della visuale dalla quale si parte: l’OMS, che ha come obiettivo la salute globale, antepone il diritto anche dei paesi più poveri a avere accesso a una diffusa campagna vaccinale prima di poter prevedere un nuovo richiamo per chi è già coperto; diverso il punto di vista di singoli stati come Israele o l’America, e domani potrebbe essere l’Italia, che vogliono innanzi tutto garantire la salute dei propri cittadini, sebbene la pandemia ci abbia insegnato che il virus non conosce confini. Dall’implementazione della campagna vaccinale e dalla sua eventuale obbligatorietà, oltre alle scelte delle politiche sanitarie di prevenzione, dipendono gli equilibri del futuro socioeconomico del Paese, è bene che tutti, parti sociali comprese, se ne rendano conto.
Corriere Nazionale - Sergio Harari