Da qualche tempo è segnalato un aumento delle infezioni polmonari non provocate dai classici batteri. Danno sintomi e segni diversi e vanno curate in modo differente.

06 Dicembre 2024

Pubblichiamo un estratto del Dossier Polmonite (Il Corriere della Sera): un approfondimento ricco e aggiornato per sapere come si riconoscono le polmoniti interstiziali e i segnali da tenere presenti nei bambini.

Negli ultimi mesi c’è stata un’impennata di casi di polmonite atipica causati dal microrganismo Mycoplasmapneumoniae, soprattutto nei bambini tra i 2 e i 4 anni di età. La segnalazione viene dai Centers for Disease Control and Prevention americani, ma sembra che anche in Italia ci sia stato un aumento insolito degli episodi.

l Mycoplasma pneumoniae è un microrganismo sprovvisto di parete cellulare che tende a introdursi nelle cellule della persona infettata un po’ come fanno i virus, e per questo può risultare particolarmente contagioso. In genere causa infezioni banali delle alte vie respiratorie che, proprio per questo possono essere trascurate perché all’inizio i sintomi sono lievi.
«Tuttavia di fronte a un paziente con tosse persistente e febbre che inizia ad avere difficoltà respiratorie bisogna pensarci perché il Mycoplasma può dare polmoniti gravi con insufficienza respiratoria acuta e necessità di ricovero con somministrazione di ossigeno» osserva Confalonieri.

Sintomi
In generale le polmoniti si possono presentare con quadri molto diversi. I sintomi più caratteristici sono febbre, la tosse stizzosa o produttiva (grassa), malessere e soprattutto la mancanza di fiato. È proprio questa che spesso induce al sospetto. Le polmoniti causate da germi atipici, come il Mycoplasma pneumoniae, hanno in genere esordio graduale e sono spesso accompagnate da sintomi non polmonari come mal di testa, dolori muscolari e nausea.
«Nel bambino è importante non sottovalutare una tosse persistente che, oltretutto, favorisce il diffondersi dell’infezione» sottolinea Esposito.

Diagnosi
Una diagnosi corretta e rapida è il primo passo per una cura appropriata, tanto più se si considera che la polmonite da Mycoplasma va trattata con antibiotici specifici. «Nei ricoverati si possono eseguire indagini di biologia molecolare su tampone faringeo che analizzano diversi virus e batteri, tra cui il Mycoplasma pneumoniae — spiega Esposito —. Nei pazienti ambulatoriali di solito la diagnosi si basa su segni e sintomi e sull’età del bambino. I comuni esami colturali non evidenziano il Mycoplasma pneumoniae, perché è un organismo intracellulare». Non solo, mentre nelle polmoniti batteriche, ascultando i polmoni con lo stetoscopio, il medico sente rumori che segnalano liquidi anomali negli alveoli polmonari, nelle polmoniti atipiche questi si sentono meno. «Anche l’aspetto radiologico può essere più sfumato e assomigliare alle polmoniti interstiziali causate da virus più che alla classica polmonite lobare da pneumococco» puntualizza Confalonieri. Queste differenze so-no legate al fatto che le polmoniti batteriche comportano la formazione di un essudato che si accumula all’interno degli alveoli, mentre le polmoniti atipiche, che possono essere causate da virus o da germi atipici come appunto Mycoplasma e Chlamydia pneumoniae, interessano gli interstizi polmonari, lo spazio tra gli alveoli.

Trattamento mirato
Sia le polmoniti da Mycoplasma sia quelle da batteri tipici richiedono una terapia antibiotica, ma vanno usati antibiotici diversi, motivo per cui è importante risalire al germe responsabile, per lo meno nei pazienti ricoverati. «Gli antibiotici di prima scelta per le polmoniti da Mycoplasma appartengono alla famiglia dei macrolidi. Invece, le polmoniti da pneumococco devono essere trattate con antibiotici betalattamici. Talora, quando non si ha la possibilità di identificare l’agente infettivo, si può valutare una terapia combinata con le due classi di antibiotici, ma occorre sempre cautela» ammonisce Esposito. Per una completa ripresa, dopo la terapia è importante una corretta convalescenza per permettere al polmone di terminare il suo processo di guarigione. Si consiglia di bere molto, riposarsi a casa, evitare stress e sbalzi di temperatura.

 
Illustrazione di polmoni batteri e virus generata con AI - Adobe
In Italia ogni anno 12 mila persone muoiono a causa della resistenza agli antibiotici, in gran parte legata al loro uso eccessivo.
Che cosa fare, allora?
Innanzitutto non ricorrere agli antibiotici a sproposito, partendo dal presupposto che questi farmaci contrastano le infezioni batteriche, non quelli virali. Altro errore da evitare è il «fai da te», prendendo, per esempio, di propria iniziativa un antibiotico avanzato o passato da un vicino. «Le infezioni non sono tutte uguali, deve essere il medico a prescriverlo, indicando la molecola più adatta a seconda dei casi e i tempi di trattamento. Nel prenderlo bisogna seguire in modo scrupoloso gli orari e gli intervalli prestabiliti, pena il rischio che diminuisca l’efficacia e la potenziale selezione di ceppi resistenti.
La durata della terapia è variabile, ma è essenziale non sospendere gli antibiotici al primo cenno di miglioramento dei sintomi e non abusarne», dice Harari, Professore Associato di Medicina Interna, Università degli Studi e Ospedale San Giuseppe MultiMedica a Milano.