Quattro milioni e duecentomila di morti per inquinamento atmosferico da Pm 2,5 sono da soli una cifra che toglie il fiato, ma non è solo la dimensione eccezionale del problema a colpire nel report “Global Burden of Disease” appena pubblicato da Lancet.
Una fotografia dello stato di salute del mondo e per la prima volta viene analizzato quest’anno anche il tema dell’impatto di due importanti inquinanti, il Pm 2,5 e l’ozono. L’inquinamento è oggi il quinto fattore di rischio di mortalità del nostro pianeta, dopo ipertensione arteriosa, fumo, iperglicemia e ipercolesterolemia.
Le morti causate dal Pm 2,5 costituiscono ormai il 7,6% di tutti i decessi che avvengono nel mondo per qualsiasi causa, e sono in incremento rispetto al 1990, quando erano stimati in 3,5 milioni. E considerando anche l’inquinamento entro le mura domestiche le stime attuali salgono fino a 6,4 milioni di decessi all’anno. In questi decenni l’inquinamento è andato peggiorando particolarmente nelle aree più povere del pianeta: è come se lo smog affermasse così una disparità sociale nella sua lesività. L’Italia ha anche il problema specifico dato dall’inquinamento da ozono, un gas molto irritante, causa di decessi per bronchite cronica, le cui stime di mortalità sono qui fra le più alte al mondo. Il report cita la positiva esperienza americana nel ridurre le concentrazioni di Pm 2,5 attraverso politiche sulla qualità dell’aria, sulle fonti di combustione, sui trasporti, interventi che si traducono in miglioramenti dell’aspettativa di vita. Meglio allora non dimenticare che in Italia proprio quest’anno per la prima volta ne stiamo registrando una flessione.
[Corriere della Sera - Cronache Nazionali, pag. 21]