La Lombardia con una delibera di poche settimane fa è la prima regione italiana a mettere uno stop alle cooperative di medici a gettone. Il governo aveva più volte sollevato nei mesi scorsi il problema, anche in occasione del decreto bollette senza però trovare soluzioni concrete e si era arrestato di fronte al timore di mettere a rischio la continuità assistenziale dei reparti, in particolare dei Pronto soccorso.
Regione Lombardia, con un’azione fortemente voluta dall’assessore Bertolaso, ha messo fine a qualsiasi rinnovo contrattuale tra le aziende sanitarie e le cooperative di camici bianchi ma ha comunque lasciata aperta l’opzione per gli ospedali di avvalersi di liberi professionisti, con modalità diverse e regolate. Ha infatti centralizzato sull’Agenzia Regionale per l’Emergenza Urgenza la selezione e l’organizzazione dei medici e imposto tariffe calmierate (più che ragionevoli rispetto
alle follie dei mesi passati). Peraltro, anche chi aveva fatto di questa situazione un business sapeva che prima o poi questa anomalia sarebbe finita, ed è giusto che sia così, regolare il sistema era indispensabile.
Adesso però perché il tutto trovi una soluzione definitiva è fondamentale che anche le altre Regioni adottino la stessa linea o tutto si risolverà in una semplice migrazione delle cooperative dalla Lombardia ad altre sedi. Senza una azione coordinata il rischio è che si depotenzi una azione correttiva che era quanto mai necessaria, sia per garantire un certo standard di qualità dei servizi, sia per le negative ricadute economiche sui conti, già magri, della sanità.
Si corregge così anche l’odiosa iniquità verso chi svolge l’attività assistenziale regolarmente assunto in ospedale con ben altri compensi, una disparità fonte di spiacevoli tensioni fra persone che devono lavorare fianco a fianco. Il fenomeno dei gettonisti è nato non solo come conseguenza della carenza di medici ma anche di molti altri fattori che andranno modificati con interventi strutturali di politica sanitaria ma è bene che intanto si cominci da qui, il segnale lanciato dalla Lombardia deve essere raccolto da tutti.