Il padre del ragazzino, ucciso nel 1994 da un colpo di pistola,«vagante», ha continuato da allora il suo impegno a diffondere la cultura della solidarietà.
Reginald Green è un uomo straordinario la cui vita è stata segnata indelebilmente da una tragedia: era il primo Ottobre 1994 quando suo figlio Nicholas, di 7 anni, morì colpito da un proiettile durante una rapina andata male lungo la Salerno-Reggio Calabria. Nicholas era in macchina con i genitori per una vacanza in giro per il nostro Paese, e così quello che doveva essere un bel viaggio si trasformò in una sciagura. I genitori decisero subito di donare gli organi a 7 persone, 4 adolescenti.
Grazie al moto d’emozioni che seguì a questa drammatica storia, le donazioni in Italia quadruplicarono mentre Reginald e sua moglie da allora si impegnano in una straordinaria campagna fatta di generosità e sensibilità a favore delle donazioni.
Oggi la Lombardia è al primo posto in Italia per consensi alla donazione degli organi, oltre 500 mila lombardi hanno già espresso la loro volontà in tal senso, tra Milano, Bergamo e Como è una vera gara di solidarietà. Green è un giornalista e un giorno, salutandomi dopo un incontro nel quale ancora una volta aveva raccontato come “l’effetto Green” avesse cambiato il nostro Paese, mi ha ricordato come in un mondo come quello dei giornali, dove qualsiasi notizia qualche giorno dopo la sua uscita è già cosa vecchia e dimenticata, la storia di Nicholas sia ancora viva e raccontata dopo oltre 20 anni.
Il Signor Green, che nei giorni scorsi è tornato all’ospedale di Niguarda a trasmettere la propria esperienza, è un uomo che con le sue parole e la sua storia umana fa riflettere, e talvolta è bene fermarsi un momento a farlo.