Dove termina la cura e inizia l’assistenza? E le due cose sono scindibili? Ruota tutta su questo argomento la sentenza della Corte d’Appello di Milano relativa ai costi di degenza di una anziana signora affetta da Morbo di Alzheimer ricoverata in una Rsa e riportata da Corriere nei giorni scorsi.
I giudici d’Appello, accogliendo le motivazioni della Cassazione a cui si era rivolta la famiglia della signora, hanno chiarito che esiste un “rapporto di inscindibilità tra prestazioni sanitarie e prestazioni socio-assistenziali (..) che si configura quando l’assistito debba essere sottoposto ad un programma terapeutico necessario in relazione al relativo quadro clinico anche a supporto della patologia in funzione riabilitativa e/o conservativa”. In pratica la Corte d’Appello ha stabilito che vengano restituite le rette corrisposte dai familiari della donna ricoverata, non spettando nulla a loro carico.
La sentenza rischia di far scoppiare tutti i programmi di assistenza ai milioni di malati cronici, anziani e non, del nostro Paese, i cui costi sono in parte significativa sostenuti da loro stessi e dalle famiglie. Affrontare il tema della cronicità e della non autosufficienza diventa sempre più indifferibile, sia per le ragioni epidemiologiche legate all’andamento demografico, sia per i costi e i finanziamenti indispensabili, che per le strutture e il personale necessari. Far finta di nulla rischia solo di peggiorare la bomba sociale che è già innescata.
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