Se di psicosi si tratta, la paura meningite ha però anche un aspetto positivo nella sensibilizzazione della popolazione alle vaccinazioni. Sono migliaia in queste settimane le persone che, a ragione o per eccesso di scrupolo, ne hanno richiesto l’effettuazione. Questa rinnovata fiducia, se bene incanalata e gestita con attenzione, si sarebbe potuta sfruttare non solo contro il meningococco ma anche per una attenta campagna di prevenzione verso altre malattie infettive. Tutto questo sarebbe avvenuto se si fosse cavalcata positivamente l’onda, organizzando le strutture per accogliere le migliaia di domande di vaccinazione che si sono registrate, attivando call center e sfruttando lo straordinario mezzo di comunicazione che può essere il web per informare. Invece no, non è accaduto niente di tutto ciò ma anzi, come denunciato ieri dal Corriere, abbiamo code di mesi per un appuntamento, notizie a spizzichi, impiegati frettolosi, volantini inadeguati, call center inutili. Si doveva e poteva fare di meglio. Ma non è troppo tardi per correre ai ripari, bisogna però organizzare tempestivamente una macchina affidabile e efficiente (è questo che i cittadini chiedono quando si rivolgono alle strutture sanitarie) prima che il tutto non si trasformi in un gigantesco boomerang.
Mi preme poi affrontare, da medico, il tema dell’obbligatorietà o meno delle vaccinazioni. Chi ha qualche capello bianco ricorderà come un tempo fossero imposte per legge e l’accesso alle scuole elementari fosse l’occasione per verificarne la corretta effettuazione. Per i trasgressori erano previsti provvedimenti molto severi che oggi suonerebbero fuori luogo. Questo atteggiamento “statalista” ha però permesso di vaccinare tutta la popolazione italiana adulta, eradicando pericolose malattie. Chiedere oggi di vaccinare i bambini che frequenteranno strutture aperte al pubblico che fanno parte di una rete formativa nazionale, come nidi e materne, mi sembra assolutamente ragionevole. In sanità pubblica la libera scelta non può prescindere dall’interesse della collettività, l’individualismo non può prevalere sul bene generale. Così come un paziente infettivo viene isolato per evitare i contagi e non gli viene lasciata la possibilità di scelta, lo stesso vale per le vaccinazioni. Meglio lasciare il libero arbitrio a altri campi del pensiero, la sicurezza della salute dei cittadini ha bisogno di scienza, non di filosofia.
[Fonte: Corriere Della Sera, edizione Milano _ editoriale _ Giovedì, 23 Febbraio 2017]