08 Luglio 2024

Ogni giorno, solo in Lombardia, 38 persone che lavorano in ospedale e offrono assistenza ai pazienti vengono aggredite, offese, malmenate, insultate. I dati sono in costante crescita da dopo la pandemia, come riportato dalle pagine milanesi del Corriere nei giorni scorsi.
Ma questa non è che la punta dell’iceberg, qualcosa si è rotto nel rapporto tra il personale sanitario e l’utenza (fatta dai pazienti ma anche dai parenti) in tutto il Paese ed è francamente difficile capire cosa.
Basta però parlare con qualsiasi medico o infermiere che lavori in ospedale per sentirsi raccontare come il clima sia cambiato e sia sempre più polemico e aggressivo, spesso con ingiustificate pretese. Un misto di diffidenza ed arroganza con cui è complicato interloquire. Non è chiaro se si tratti di recriminazioni mal indirizzate contro un sistema sanitario sempre più in affanno o se si tratti di qualcosa di più profondo che abbia a che fare con la psicologia di massa. Ad ogni buon conto è impressionante come in così poco tempo si sia passati dalla dimensione eroica della pandemia all’attuale. Bisogna difendere chi in ospedale e sul territorio lavora ma sarebbe bene anche comprendere cosa nasconde questa reazione, da condannare con fermezza ma anche da analizzare, perché, se non capiamo cosa è successo, sarà difficile porre un rimedio diverso dai posti di polizia in Pronto soccorso.

Foto Unsplash